lunedì 24 dicembre 2012

Pablo & Miguel


Sul tetto ombra e luce si alternavano a ritmi costanti. Un grande falò scoppiettava vivo, la gente ballava, beveva e cantava allegramente. A San Ricardo era appena finita la guerra civile.
Si stava godendo quel momento, in fondo.
Un colpo facile, pensò, un minuto al massimo; il minimo errore, però, sarebbe stato fatale.
Si lanciò giù con un tuffo ad angelo, le gambe unite e le braccia aperte. Gli occhi erano chiusi e sulla pelle sentiva l’aria fresca di una sera di Febbraio.
Atterrò accovacciato, i capelli neri scesero sinuosi sulle spalle.
Si stava avvicinando un rumore di passi sferraglianti. Una capriola e si nascose dietro a un muro.
Salì per la lunga grondaia della villa, arrivò poi sino al cornicione con un balzo felino.
Si lasciò andare, giungendo sul balcone.
Tirò fuori il suo coltello multiuso ed un “clock” secco squarciò la quiete lontana dal falò.
Gli occhi erano due zaffiri che scrutavano nell’oscurità, prima a destra, poi a sinistra.
Con passo felpato giunse al comodino che aprì inutilmente, poiché dentro era vuoto.
Se non era lì, poteva essere solo in un posto.
Il seno della ragazza si alzava ed abbassava regolarmente era lì, lo sapeva. 
Si avvicinò e cercò di staccarlo delicatamente, ma si rigirò nel letto mugugnando.
Con il suo coltello spezzò la catenina e riuscì a brandire il medaglione di diamante , preziosissimo e rarissimo.
Mise il malloppo nel suo borsellino di cuoio nero.
Appoggiò la mano sulla maniglia per uscire, un balzo e sarebbe fuggito.
Tornò al letto e le diede un bacio.
-Addio, Helena.
Si voltò e non si rese conto di averla svegliata. Si tastò il petto e il medaglione non c’era più.
-Al ladro! Al ladro!
Non c’era più tempo, le guardie stavano già per sfondare la porta chiusa a chiave.
Saltò direttamente dal balcone atterrando su un carro che partì immediatamente, per fuggire.
-Santa Teresas, Miguel!
-Non dire niente Pablo, e va veloce! Guarda qua…
Fece vedere il bottino, che luccicava alla luce delle fiaccole in strada.
-Ohoh! Perfetto! Cavolo, ci sono già alle calcagna!
Come non detto, Miguel tirò fuori il suo amato fucile ed aprì il fuoco.
- Comandante, che facciamo?
-Bhè, che aspettate, la processione? Fuoco!
Iniziò la botta e risposta tra pallottole, finchè…
-O Marias, hanno colpito i caval…
Il carro deragliò sul ponte, i due caddero a terra rotolando. I soldati li avevano quasi in pugno.
Pablo era svenuto e Miguel lo teneva per la camicia.
Vennero messi con le spalle verso il vuoto.
-Io, Comandante Garcia de Perez, vi dichiaro in arresto, fratelli Hernandez!
Miguel guardò il fiume veloce, sotto al ponte.
-Certo, se mai riuscirete!
Fece un solo passo indietro e si lasciò andare nel vuoto, dopotutto non era la prima volta.
L’acqua era fredda e aveva fatto rinvenire Pablo, che non sapeva nuotare. Miguel lo teneva con la testa sopra, se no sarebbe affogato.
La corrente forte li portò abbastanza lontano da San Ricardo per non essere rintracciati e riuscirono a raggiungere una delle due sponde per uscire.
Erano fradici, ma soprattutto sfiniti.
Il fuoco scoppiettava allegro ed i due stavano cenando con fagioli piccanti e pollo.
-Ahah! Dovevi sentirlo “ Io, Comandante Garcia de Perez!” era comico!
-Ci credo, peccato che non ho assistito!
Ci fu una pausa di silenzio Pablo diede una pacca sulla spalla di Miguel.
-Sei stato bravo nel colpo. E’ successo di nuovo?
Miguel era perplesso.
-Cosa?
Lo fulminò con uno sguardo, alzando un sopracciglio.
-va bene, lo ammetto! Helena è una ragazza solare, stupenda e mi è spiaciuto trattarla in quel modo. Prima facendole la corte, poi derubandola, sapendo dove vive… e dorme.
Pablo si passò una mano trai capelli rosso fuoco.
Oh, no, dimmi che non l’hai fatto!
-Cosa? Ma tu capisci sempre male, non è possibile!
Scoppiarono nuovamente in una risata ilare.
Spensero il fuoco e si distesero supini.
Le stelle erano splendenti, al centro di quella distesa nera puntinata di bianco c’era la luna lucente più che mai, che veniva lodata dal canto di un coyote in lontananza.
- Ehy Miguel!
- Sì, Pablo? Che c’è?
Si voltò per guardarlo in faccia. Di notte gli occhi di Pablo potevano sembrare quasi nocciole.
- Bhè, com’era in “tu-sai-cosa”?
Miguel gli lanciò uno stivale in faccia.
-Sei disgustoso, te l’ho mai detto? 
-Se “disgustoso” è un sinonimo si schifoso, idiota e porco… sì, tante volte!
-Sarò pure un ladro, ma no uno sporcaccione, un paio di valori ce li ho ancora!
Pablo sbuffò.
-Dovresti lasciarti un po’ andare a volte, sai? Divertirti, bere un po’ … ed anche in “tu-sai-cosa”!
-Te l’ho già detto che non faccio quelle cose, mi fa schifo l’alcool!
Pablo rise. Lo prendeva sempre in giro perché era ancora vergine ed astemio, ma Miguel non se la prendeva più di tanto, ma ne andava fiero.
-Tocca a te fare il primo turno di questa notte, Pablo!
- Santa Teresas, sempre io? Va bene, dormi bene… Mongolo.
-Guarda che ti ho sentito, eh!?
Pablo alzo le spalle e rise divertito. Brandì il suo Harpers' Ferry ed iniziò a vegliare.

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