lunedì 24 dicembre 2012

Mercy


Notte, profonda, accompagna i miei movimenti. Silenzio, amico mio, sii dalla mia parte. Fortuna, sii buona con me. Pioggia, riempimi della tua forza.
Mi sono alle costole, sento il loro respiro affannoso, le urla di incitamento. Si fanno sempre più vicini. Ed io li aspetto. Armo l’arco, tiro il colpo. Il ritmo del mio cuore rallenta, il respiro si blocca. Lascio la freccia.
Arriva dritta nel cuore, le carni si lacerano ed il sangue schizza. Cade a terra già morto. Otto.
Mi lancio con un balzo verso il ramo successivo, un altro dardo scocca dall’arco, in mezzo agli occhi sta volta. Sette.
Sono confusi, non mi hanno individuato, sanno che sono io, ne sono certi.
Il Capitano lancia un fumogeno, per appannarmi la vista.
Sono in cerchio, schiena contro schiena. Uno spazio in mezzo. Sorrido, è troppo semplice così.
Mi calo con una corda in mezzo a loro.
Tiro fuori il pugnale dal fodero, comincia il massacro.
Taglio la giugulare. Sei.
Squarto il ventre. Cinque.
Un colpo al petto, un altro, un altro, un altro ancora. Quattro.
Lancio il pugnale, centro. Tre.
Incrocio le braccia sopra il mio capo, estraggo due frecce. I bulbi sferici volano lasciando una scia rossa e viscida. Urlano e pongo fine alle loro sofferenze. Uno.
Il capitano grida come una femminuccia e mi si prostra davanti ai piedi, aggrappandosi alle ginocchia. Trema.
-T-ti prego, non uccidermi!
Con una ginocchiata lo sbatto via. Estraggo il pugnale dalla sua vittima. Gocciola e pare minaccioso. Inizio a girargli attorno, come un lupo con la preda.
Striscio la lama sulla sua guancia, scende un rivolo di sangue.
Lo butto a terra e mi siedo sul suo petto, quasi togliendogli il respiro.
Piange ed inizia a darmi fastidio la sua vigliaccheria.
-Capitano, certamente vi ricorderete cosa loro urlavano all’esecuzione.
-C-chi!? Cosa?!
Premo la lama sulla spalla, entra nella pelle, lacera e membra. Il sangue schizza fuori dall’arteria e mi macchia la faccia.
-Questo vi ha rinfrescato la memoria?
Geme e guaisce come un cane bastonato.
-Quale esecuzione? Di che parli?
Infuriato lo prendo per il collo e gli sbatto la testa sul terreno.
-Una donna ed un bambino! Capelli rossi, occhi verdi. Innocenti, li avete condannati che erano innocenti!
-N-nascondere ricercati è p-punibile con l’impiccagione!
-Zitto! Erano la mia famiglia, il mio scopo di vita e voi me li avete tolti!
Affondo ancor di più il pugnale in profondità. Sento l’osso, premo ancora di più e si rompe scricchiolando macabramente.
Lo prendo per i capelli mentre geme come un agnello al macello.
-Lasciami vivere, t-ti supplico! Ho moglie e figli!
Faccio una smorfia di disgusto a quella frase.
-Quel che si semina, si raccoglie.
Il corpo si dimena violentemente, gli occhi fuori dalle orbite, gemiti strozzati escono dalla gola a cui manca aria. Scalcia inutilmente con le gambe sotto il vuoto.
Si irrigidisce, immobile penzola, la faccia violacea gonfia, la bocca spalancata e la lingua di fuori.
La sua sagoma si staglia sul cielo nero illuminato da una luna piena posta proprio dietro al suo cadavere.
Se lo merita, mi ha tolto l’amore, ma ora vi ho vendicati e potrete riposare in pace.
Jenna, Len, ora non ci siete più, piango ogni notte per voi, ma vi avrò sempre nel cuore, con la speranza di vederci di nuovo quando salirò lassù in cielo anche io.

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