Notte,
profonda, accompagna i miei movimenti. Silenzio, amico mio, sii dalla mia
parte. Fortuna, sii buona con me. Pioggia, riempimi della tua forza.
Mi
sono alle costole, sento il loro respiro affannoso, le urla di incitamento. Si
fanno sempre più vicini. Ed io li aspetto. Armo l’arco, tiro il colpo. Il ritmo
del mio cuore rallenta, il respiro si blocca. Lascio la freccia.
Arriva
dritta nel cuore, le carni si lacerano ed il sangue schizza. Cade a terra già
morto. Otto.
Mi
lancio con un balzo verso il ramo successivo, un altro dardo scocca dall’arco,
in mezzo agli occhi sta volta. Sette.
Sono
confusi, non mi hanno individuato, sanno che sono io, ne sono certi.
Il
Capitano lancia un fumogeno, per appannarmi la vista.
Sono
in cerchio, schiena contro schiena. Uno spazio in mezzo. Sorrido, è troppo
semplice così.
Mi
calo con una corda in mezzo a loro.
Tiro
fuori il pugnale dal fodero, comincia il massacro.
Taglio
la giugulare. Sei.
Squarto
il ventre. Cinque.
Un
colpo al petto, un altro, un altro, un altro ancora. Quattro.
Lancio
il pugnale, centro. Tre.
Incrocio
le braccia sopra il mio capo, estraggo due frecce. I bulbi sferici volano
lasciando una scia rossa e viscida. Urlano e pongo fine alle loro sofferenze.
Uno.
Il
capitano grida come una femminuccia e mi si prostra davanti ai piedi, aggrappandosi
alle ginocchia. Trema.
-T-ti
prego, non uccidermi!
Con
una ginocchiata lo sbatto via. Estraggo il pugnale dalla sua vittima. Gocciola
e pare minaccioso. Inizio a girargli attorno, come un lupo con la preda.
Striscio
la lama sulla sua guancia, scende un rivolo di sangue.
Lo
butto a terra e mi siedo sul suo petto, quasi togliendogli il respiro.
Piange
ed inizia a darmi fastidio la sua vigliaccheria.
-Capitano,
certamente vi ricorderete cosa loro urlavano all’esecuzione.
-C-chi!?
Cosa?!
Premo
la lama sulla spalla, entra nella pelle, lacera e membra. Il sangue schizza
fuori dall’arteria e mi macchia la faccia.
-Questo
vi ha rinfrescato la memoria?
Geme
e guaisce come un cane bastonato.
-Quale
esecuzione? Di che parli?
Infuriato
lo prendo per il collo e gli sbatto la testa sul terreno.
-Una
donna ed un bambino! Capelli rossi, occhi verdi. Innocenti, li avete condannati
che erano innocenti!
-N-nascondere
ricercati è p-punibile con l’impiccagione!
-Zitto!
Erano la mia famiglia, il mio scopo di vita e voi me li avete tolti!
Affondo
ancor di più il pugnale in profondità. Sento l’osso, premo ancora di più e si
rompe scricchiolando macabramente.
Lo
prendo per i capelli mentre geme come un agnello al macello.
-Lasciami
vivere, t-ti supplico! Ho moglie e figli!
Faccio
una smorfia di disgusto a quella frase.
-Quel
che si semina, si raccoglie.
Il
corpo si dimena violentemente, gli occhi fuori dalle orbite, gemiti strozzati
escono dalla gola a cui manca aria. Scalcia inutilmente con le gambe sotto il
vuoto.
Si
irrigidisce, immobile penzola, la faccia violacea gonfia, la bocca spalancata e
la lingua di fuori.
La
sua sagoma si staglia sul cielo nero illuminato da una luna piena posta proprio
dietro al suo cadavere.
Se
lo merita, mi ha tolto l’amore, ma ora vi ho vendicati e potrete riposare in
pace.
Jenna,
Len, ora non ci siete più, piango ogni notte per voi, ma vi avrò sempre nel
cuore, con la speranza di vederci di nuovo quando salirò lassù in cielo anche
io.
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