25/12/12
Johnatan R. Smith
8 Crossfield Road
Selly Oak
London
England
B29 1WQ
8 Crossfield Road
Selly Oak
London
England
B29 1WQ
Caro
Jo,
credo
che questa sarà la più lunga lettera che abbia mai scritto, mi è difficile
mettere qui tutto ciò che devo dirti, ma ci proverò.
Non
scorderò mai quando ti vidi per la prima volta, in quel maledetto locale, pieno
di gente schifosa. Avevi già i capelli un po’ bianchi, sebbene fossi molto
giovane, indossavi il tuo cappotto marrone chiaro ed il cappello nero che metti
sempre.
Quando
la serata era finita, mi toccasti una spalla e mi facesti una domanda che mi
lasciò di stucco.
-Ha bisogno di aiuto, signorina?
Sapevo
che non eri un cliente, passavi di lì per caso, vedendo che avevo bisogno di
aiuto. Rido ancora al pensiero di averti mandato via in malo modo ignorandoti.
Quando
arrivai a casa, sentii dei sassolini che colpivano la mia finestra, eri ancora
tu.
-Ma
sei stupido? Ti farai ammazzare! Vattene! I vicini sono gente brutta!
-Voglio
solo parlare!
Chiusi
la finestra sbattendola e tirando le tende.
Quella
sera ti avevo trattato male, volevo stare da sola, con i miei problemi. Non
trovavo una ragione per cui eri così insistente, ma ero certa che le tue
intenzioni non fossero cattive.
Dopo
giorni che provavi a parlarmi, te lo concessi, così che mi avresti lasciata in
pace.
Ci
incontrammo in un piano bar ed ordinammo qualcosa di caldo.
-Quanti
anni hai?
-Che
te ne frega?
-Ok,
ok. Partiamo dall’inizio: mi chiamo Johnatan, Johnatan Smith ed ho ventisei
anni.
Con
riluttanza ti dissi come mi chiamavo e quanto anni avevo.
-Io
sono Elly, sedici.
Credevo
che tu fossi uno scocciatore invadente, invece trovavo un piacere immenso a
stare con te, benché ti avevo conosciuto da qualche giorno.
Ricorderò
per sempre ciò che tu feci per me.
Ti
dissi che non pagavo l’affitto da mesi, ero rimasta senza soldi da quando mi
rifiutavo di lavorare in quello squallido locale, perché stavo riflettendo sulle tue parole quando mi dicesti che quel che facevo era sbagliato e
irrispettoso nei miei confronti. Mi avevi parlato a proposito di Gesù, ma non comprendevo
assolutamente cosa mi dicevi. Afferravo qualcosa sulla vita di questo uomo
perfetto senza peccato e mi sorgevano delle domande. Io sapevo che il mio
mestiere era un peccato.
Fare la prostituta era peccato.
Quella
sera i papponi del locale stavano per mettermi le mani addosso, quando tu
intervenisti. Ti prendesti un pugno che avrei dovuto ricevere io e mi portasti
via da lì.
-Inutile
che mi porti a casa, sanno dove abito, a volte porto il lavoro a casa!
-Perfetto,
allora verrai a vivere da me.
Quando
me lo dicesti ero rimasta di sasso ed
ero stupita dalla tua gentilezza. Capii che un nuovo capitolo per la mia vita
si stava per aprire ed in meglio.
Amai
subito vivere in casa tua; era calda, accogliente ed avevo la sensazione che
niente di cattivo sarebbe potuto entrare da quella porta in legno mi sentivo
protetta.
L’immagine
permanente che ho di quel posto è la sua porta d’ entrata, con inciso su una
scritta: Gv 3:16.
"Poichè Dio ha tanto amato il mondo che ha dato il suo unigenito, affinchè chiunque creda in lui non perisca, ma abbia vita eterna."
Mi
spiegasti cosa significava e quella fu la prima volta che toccai una Bibbia, di
pelle nera, con le pagine argentate.
Mi
facesti un discorso sul significato di
quel versetto e ti dico sinceramente che
sentii il mio cuore battere più forte. Sentivo una voglia irrefrenabile di
imparare e conoscere più Dio. Ricordo bene che quando ti feci mille o più
domande sulla “salvezza”, tu mi risposi semplicemente.
-Per
avere la salvezza per entrare nel regno dei cieli è molto semplice: riconosci
di essere un peccatore e chiedi a Gesù di entrare nella tua vita, riconosci che
LUI è morto per te sulla croce, per i TUOI peccati. Chiedigli scusa per ciò che
hai fatto di male, lui ha preso la TUA COLPA SU DI SE' E perdona tutto, ma devi
essere sincera.
Piansi,
un misto fra gioia, pentimento, dolore.
Pregasti
per me, chiedendo a Dio di darmi le forze per aver fede, che io riesca a capire
cosa lui vuole per la mia vita, poi chiudesti con un solenne “Amen”.
Mi
tenevi la mano saldamente, per incoraggiarmi. Pregai anche io, era la prima
volta che parlavo direttamente con Dio. Avevi gli occhi chiusi ed ogni tanto
mormoravi un “Amen” alle mie parole tremolanti accompagnate da singhiozzi.
-Grazie,
grazie Signore che hai messo Jo sulla mia strada, senza lui non sarei qui
davanti a te, umilmente ti chiedo scusa. Perdona i miei sbagli! Riconosco che
sei morto per me, entra nella mia vita. Amen.
Dopo
quelle parole sentii il mio cuore scoppiare di felicità e ti abbracciai forte
ringraziandoti con tutto il cuore.
Quando
mi portasti per la prima volta in chiesa, mi presentasti a tutti. Le persone mi
salutavano sorridenti e cordiali, ero un po’ disorientata dalla loro
gentilezza. Il reverendo Brown mi abbracciò dicendomi. ”Dio ti benedica,
sorella.”
Mi
eri rimasto a fianco tutto il giorno e fui immensamente grata che tu mi
portasti in chiesa quel giorno. Era la prima volta che vedevo una gente così
sincera.
La
comunità mi aiutò a trovare una casa per aiutarmi e tu mi cercasti un lavoro
come cameriera in un ristorante. Mi accettarono ed io esplosi di felicità: la
mia nuova vita era cominciata, con Dio accanto, la chiesa che mi sostiene, un
lavoro pulito.
Non
potrò mai scordare come tu mi sia stato vicino nel mio periodo di crisi e la
mia nuova vita e te ne sarò eternamente riconoscente.
E’
passato pochissimo tempo, tu lascerai sempre un segno indelebile in me, anche
per i tuoi piccoli gesti, come un abbraccio o una carezza, o una parola detta
con affetto.
Ho
preso un cagnolino: un akita inu tutto bianco, come i tuoi capelli, i quali mi
ricordano molto te, con gli occhi teneri e profondi come un cucciolo. L’ho
chiamato Mercy, come la grazie che Dio ha avuto con me.
Mio
caro Jo, ti ho scritto per ringraziarti e per dirti che il mio miglior regalo
di Natale sei stato tu, un uomo mandato da Dio per salvarmi. Che Dio i benedica
sempre per sempre,
Tua
sorella in Cristo, Elly.
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