venerdì 4 gennaio 2013

Viktor Krim



Bussarono e lui aprì il portone di scatto lanciando un’occhiata fulminante al fattorino intimidito.
Gli stava porgendo tremante una cassettina impacchettata e gliela strappò di mano sbattendogli il portone in faccia.
Era in fibrillazione e non vedeva l’ora di aprirlo. Scartò il pacco e rimase ammutolito.
-Odio la vaniglia.
Krim li aveva espressamente ordinati all’aroma di cioccolato.
Con un gesto buttò tutti i sigari nel cestino, iniziando la ricerca per trovarne uno da fumare, in giro per la casa.
Nei corridoi risuonavano i passi disuguali dell’uomo. La schiena era leggermente ricurva, tipico delle persone un po’ avanti con l’età che utilizzavano il bastone.
Fortunatamente trovò un sigaro dentro uno dei numerosi cassetti di un enorme armadio antico d’epoca, ricoperto da uno spesso strato di polvere.
-Grazie al cielo ti ho trovato, mio caro!
Krim andò nel suo studio per preparare tutto perfettamente per quell’attimo di relax completo.
Avvicinò non senza difficoltà la poltrona al caminetto che scoppiettava allegro.
Riempì un bicchiere con il liquore al cioccolato che utilizzava solo per questo.
Al grammofono mise un vinile di Rossini, il Barbiere di Siviglia, poi realizzò di avere completato tutti i preparativi.
Soddisfatto tagliò la testa del sigaro con la sua ghigliottina, com’era consuetudine farlo, come un rito, e si sedette sulla poltrona rossa in velluto lasciando il bastone d’acero vicino a sé.
Il vecchio si tolse le pantofole poggiando i piedi su un sgabello e si sistemò la vestaglia lunga.
Stava per accendere il suo sigaro quando sentì suonare al portone.
Trasse un lungo sospiro per mantenere la calma e non si mosse, il presunto scocciatore se ne sarebbe andato credendo che non ci fosse nessuno in casa. Ci fu silenzio ed era quasi riuscito ad accendere il sigaro, ma il visitatore bussò ancora.
Krim stava per perdere la pazienza e l’individuo persisteva a reclamare la sua attenzione imperterrito.
Sbuffò irritato e prese il bastone.
-Va bene, ci sono, ci sono!
Raggiunse l’entrata sbraitando ed aprì il portone pronto a dirgliene quattro per averlo disturbato. Fuori pioveva e avrebbe lasciato fuori a congelare chiunque fosse stato a bussare.
Vide chi era ed inarcò le sopracciglia simili a delle fini strisce argentee.
-Kate!
-Ciao, posso entrare?
La fece accomodare togliendole il cappotto fradicio e la accolse nel suo studio, ponendola davanti al camino. Prese un asciugamano e le strofinò per bene i capelli per asciugarli. Erano rossi, come i suoi ai tempi che furono, mentre ora erano tanti fili argentei che gli arrivavano fino alle spalle.
Le offrì una tazza di cioccolata calda, la sua specialità.
-A cosa devo la tua piacevole visita?
-Mia madre mi ha mandato qui e non mi ha spiegato il perché.
 A malincuore Krim doveva rimandare la sua serata di relax e nascose dietro la schiena il suo sigaro al cioccolato.
-Mia cara, potevi scegliere un giorno migliore di questo, guarda come piove!
Lei sorrise, gli somigliava molto, anzi parecchio.
-Hai smesso di fumare, vecchia volpe?
-Sto facendo ottimi passi.
Era troppo vaga come risposta.
-A sì?
Kate prese dal cestino la scatola di sigari alla vaniglia ammiccando al vecchio e sospirò.
-Sai che fa male! E per di più sono aromatizzati!
-Io detesto la vaniglia.
-Lo so.
Prese altri sorsi di cioccolata, il suo sguardo era rivolto verso terra.
-Ora butta quello.
-Quale?
Gli rivolse uno sguardo di intesa, ma lui non cedette, anche se tirò fuori quello che aveva nascosto.
-Questo è l’ultimo che mi è rimasto, dopo basta.
-Zio Viktor, sai che questo non è assolutamente vero e che dopo quello te ne comprerai altri.
Indicò quelli alla vaniglia con un dito.
Lui fece una smorfia, ma dopotutto sua nipote aveva veramente ragione e non poteva darle torto.
-Non ti biasimo, ti preoccupi per me, ma la vita è mia.
-Fa quel che vuoi, allora.
Lei incrociò le braccia in attesa di una qualunque risposta. Il suo obbiettivo era di far cambiare idea allo zio, ma Krim non ci aveva fatto assolutamente caso, prese il liquore che aveva lasciato su un tavolino e lo bevve gustandolo.
Lo sguardo di Kate si raddolcì  e poggiò le braccia sul ventre.
-Zio, per caso ti do fastidio?
Il vecchio era perplesso davanti a quella domanda, perché non si aspettava gliel’avesse mai chiesto.
-Certo che no cara. Se vuoi ti mostro dov’è la stanza degli ospiti, credo che tu sia sfinita per il viaggio.

Si avviarono salendo scale, attraversando corridoi, per infine arrivare alla camera.
Kate entrò e poggiò la sua borsa sul letto a baldacchino, il quale era molto vecchio e scricchiolante.
-E’ tardi. Ti auguro una buona notte.
Lei gli fece cenno con la mano e chiuse la porta.
Krim tornò nel suo fatidico studio per riprendere quello che aveva interrotto.
Sta volta riuscì ad accendere il sigaro ed il primo tiro gli sembrò la cosa più bella del mondo. Gli era sempre piaciuto quel gusto intenso, buono, non come quello delle sigarette, sudice e maleodoranti.
In fondo sapeva che non faceva molto bene che lui fumasse, ma non poteva farci niente, gli piaceva e basta.
Tra il piacere e la dipendenza, pensò, c’era una differenza sostanziale, perché si era dipendenti quando non se ne poteva fare a meno, col rischio di andare in crisi d’astinenza, mentre lui lo faceva di gusto, era una passione per lui.
Dopo quel filo di riflessione aveva anche fatto gli ultimi tiri di sigaro, l’aveva finito tutto.
Congiunse le mani dietro la schiena e guardò il panorama con i suoi occhi di ghiaccio. Fuori pioveva forte e tirava vento. Kate aveva affrontato un viaggio molto lungo per arrivare fino a casa dell’uomo.
-Beatrix, che succede questa volta?
Appoggiò le mani sulla scrivania ed abbassò lo sguardo pensieroso. S’erano fatte l’una e mezza di notte e dovette anche lui andare a dormire, ma prima si versò ancora un po’ di liquore al cioccolato, per conciliare il sonno.
Prese il suo bastone e spense il camino, prendendo una candela per illuminare i pavimenti di pietra.
Dalle labbra del vecchio si creavano nuvolette di vapore tanto faceva freddo.
-Questo freddo mi ucciderà prima o poi.
A causa dell’umidità, la gamba acciaccata gli faceva male e dava fastidio, ma non poteva farci più di tanto, alla fin fine lui era un vecchio e basta, con un piede in una fossa. No, in una pozzanghera.
-Ach, come se non ne avessi già abbastanza, piove anche in casa.
Raggiunse la sua amata camera, spartana con poca e vecchia mobilia. Accese la stufetta vicino al letto per far alzare un po’ la temperatura.
Prima di appisolarsi lesse un po’ del suo libro preferito, ossia Sherlock Holmes.
Ammirava e stimava questo individuo, anche se creazione della fantasia, ma era come avere una certa affinità con il personaggio, perché sentiva che rispecchiasse se stesso, un fratello immaginario.

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