Bussarono
e lui aprì il portone di scatto lanciando un’occhiata fulminante al fattorino
intimidito.
Gli
stava porgendo tremante una cassettina impacchettata e gliela strappò di mano
sbattendogli il portone in faccia.
Era
in fibrillazione e non vedeva l’ora di aprirlo. Scartò il pacco e rimase
ammutolito.
-Odio
la vaniglia.
Krim
li aveva espressamente ordinati all’aroma di cioccolato.
Con
un gesto buttò tutti i sigari nel cestino, iniziando la ricerca per trovarne
uno da fumare, in giro per la casa.
Nei
corridoi risuonavano i passi disuguali dell’uomo. La schiena era leggermente
ricurva, tipico delle persone un po’ avanti con l’età che utilizzavano il
bastone.
Fortunatamente
trovò un sigaro dentro uno dei numerosi cassetti di un enorme armadio antico
d’epoca, ricoperto da uno spesso strato di polvere.
-Grazie
al cielo ti ho trovato, mio caro!
Krim
andò nel suo studio per preparare tutto perfettamente per quell’attimo di relax
completo.
Avvicinò
non senza difficoltà la poltrona al caminetto che scoppiettava allegro.
Riempì
un bicchiere con il liquore al cioccolato che utilizzava solo per questo.
Al
grammofono mise un vinile di Rossini, il Barbiere di Siviglia, poi realizzò di
avere completato tutti i preparativi.
Soddisfatto
tagliò la testa del sigaro con la sua ghigliottina, com’era consuetudine farlo,
come un rito, e si sedette sulla poltrona rossa in velluto lasciando il bastone
d’acero vicino a sé.
Il
vecchio si tolse le pantofole poggiando i piedi su un sgabello e si sistemò la
vestaglia lunga.
Stava
per accendere il suo sigaro quando sentì suonare al portone.
Trasse
un lungo sospiro per mantenere la calma e non si mosse, il presunto scocciatore
se ne sarebbe andato credendo che non ci fosse nessuno in casa. Ci fu silenzio
ed era quasi riuscito ad accendere il sigaro, ma il visitatore bussò ancora.
Krim
stava per perdere la pazienza e l’individuo persisteva a reclamare la sua
attenzione imperterrito.
Sbuffò
irritato e prese il bastone.
-Va
bene, ci sono, ci sono!
Raggiunse
l’entrata sbraitando ed aprì il portone pronto a dirgliene quattro per averlo
disturbato. Fuori pioveva e avrebbe lasciato fuori a congelare chiunque fosse
stato a bussare.
Vide
chi era ed inarcò le sopracciglia simili a delle fini strisce argentee.
-Kate!
-Ciao,
posso entrare?
La
fece accomodare togliendole il cappotto fradicio e la accolse nel suo studio,
ponendola davanti al camino. Prese un asciugamano e le strofinò per bene i
capelli per asciugarli. Erano rossi, come i suoi ai tempi che furono, mentre
ora erano tanti fili argentei che gli arrivavano fino alle spalle.
Le
offrì una tazza di cioccolata calda, la sua specialità.
-A
cosa devo la tua piacevole visita?
-Mia
madre mi ha mandato qui e non mi ha spiegato il perché.
A malincuore Krim doveva rimandare la sua
serata di relax e nascose dietro la schiena il suo sigaro al cioccolato.
-Mia
cara, potevi scegliere un giorno migliore di questo, guarda come piove!
Lei
sorrise, gli somigliava molto, anzi parecchio.
-Hai
smesso di fumare, vecchia volpe?
-Sto
facendo ottimi passi.
Era
troppo vaga come risposta.
-A
sì?
Kate
prese dal cestino la scatola di sigari alla vaniglia ammiccando al vecchio e sospirò.
-Sai
che fa male! E per di più sono aromatizzati!
-Io
detesto la vaniglia.
-Lo
so.
Prese
altri sorsi di cioccolata, il suo sguardo era rivolto verso terra.
-Ora
butta quello.
-Quale?
Gli
rivolse uno sguardo di intesa, ma lui non cedette, anche se tirò fuori quello
che aveva nascosto.
-Questo
è l’ultimo che mi è rimasto, dopo basta.
-Zio
Viktor, sai che questo non è assolutamente vero e che dopo quello te ne
comprerai altri.
Indicò
quelli alla vaniglia con un dito.
Lui
fece una smorfia, ma dopotutto sua nipote aveva veramente ragione e non poteva
darle torto.
-Non
ti biasimo, ti preoccupi per me, ma la vita è mia.
-Fa
quel che vuoi, allora.
Lei
incrociò le braccia in attesa di una qualunque risposta. Il suo obbiettivo era
di far cambiare idea allo zio, ma Krim non ci aveva fatto assolutamente caso,
prese il liquore che aveva lasciato su un tavolino e lo bevve gustandolo.
Lo
sguardo di Kate si raddolcì e poggiò le
braccia sul ventre.
-Zio,
per caso ti do fastidio?
Il
vecchio era perplesso davanti a quella domanda, perché non si aspettava
gliel’avesse mai chiesto.
-Certo
che no cara. Se vuoi ti mostro dov’è la stanza degli ospiti, credo che tu sia
sfinita per il viaggio.
Si
avviarono salendo scale, attraversando corridoi, per infine arrivare alla
camera.
Kate
entrò e poggiò la sua borsa sul letto a baldacchino, il quale era molto vecchio
e scricchiolante.
-E’
tardi. Ti auguro una buona notte.
Lei
gli fece cenno con la mano e chiuse la porta.
Krim
tornò nel suo fatidico studio per riprendere quello che aveva interrotto.
Sta
volta riuscì ad accendere il sigaro ed il primo tiro gli sembrò la cosa più
bella del mondo. Gli era sempre piaciuto quel gusto intenso, buono, non come quello
delle sigarette, sudice e maleodoranti.
In
fondo sapeva che non faceva molto bene che lui fumasse, ma non poteva farci
niente, gli piaceva e basta.
Tra
il piacere e la dipendenza, pensò, c’era una differenza sostanziale, perché si
era dipendenti quando non se ne poteva fare a meno, col rischio di andare in
crisi d’astinenza, mentre lui lo faceva di gusto, era una passione per lui.
Dopo
quel filo di riflessione aveva anche fatto gli ultimi tiri di sigaro, l’aveva
finito tutto.
Congiunse
le mani dietro la schiena e guardò il panorama con i suoi occhi di ghiaccio.
Fuori pioveva forte e tirava vento. Kate aveva affrontato un viaggio molto
lungo per arrivare fino a casa dell’uomo.
-Beatrix,
che succede questa volta?
Appoggiò
le mani sulla scrivania ed abbassò lo sguardo pensieroso. S’erano fatte l’una e
mezza di notte e dovette anche lui andare a dormire, ma prima si versò ancora
un po’ di liquore al cioccolato, per conciliare il sonno.
Prese
il suo bastone e spense il camino, prendendo una candela per illuminare i
pavimenti di pietra.
Dalle
labbra del vecchio si creavano nuvolette di vapore tanto faceva freddo.
-Questo
freddo mi ucciderà prima o poi.
A
causa dell’umidità, la gamba acciaccata gli faceva male e dava fastidio, ma non
poteva farci più di tanto, alla fin fine lui era un vecchio e basta, con un
piede in una fossa. No, in una pozzanghera.
-Ach,
come se non ne avessi già abbastanza, piove anche in casa.
Raggiunse
la sua amata camera, spartana con poca e vecchia mobilia. Accese la stufetta
vicino al letto per far alzare un po’ la temperatura.
Prima
di appisolarsi lesse un po’ del suo libro preferito, ossia Sherlock Holmes.
Ammirava
e stimava questo individuo, anche se creazione della fantasia, ma era come
avere una certa affinità con il personaggio, perché sentiva che rispecchiasse
se stesso, un fratello immaginario.
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