-Muoviti, siamo in ritardo!
Angie, come al solito, si doveva ancora mettere le
scarpe e legarsi i capelli, Lex era già pronta da molto più di lei.
-Fatto, andiamo all’avventura!
Lex tossì per attirare la sua attenzione e l’altra la
guardò interrogativa.
-Che c’è? Oh, giusto!
Prese la sua Magnum 357 ed uscirono, aprendo il garage.
-Oggi guido io!
Lex, contrariata, la fermò per il cappuccio della
felpa.
-Accomodati dietro, non voglio rischiare di morire,
come l’ultima volta.
-Ahah, divertente… me la segno!
La Suzuki nera
sfrecciava nel traffico, veloce come il vento, Angie si teneva aggrappata alla
vita di Lex, per non cadere giù dalla moto sfracellandosi il viso a terra.
-Chi aveva parlato di morte, prima?
Lex rise e tirò a tavoletta la moto per compensare il
ritardo che l’altra aveva causato.
Arrivarono e subito i commissario Fox le corse loro
incontro chiamandole.
Angie era un po’ ansiosa, aveva tutti i capelli
arruffati, allora se li sistemò. Erano tutti rossi e ricci, molto lunghi, che
le arrivavano quasi ai fianchi. “Sono
capelli da regina” diceva sempre allo specchio. Un po’ vanitosa a volte, ma
era una brava persona, pensava Lex.
-Agente A, agente L, grazie per essere venute.
-Commissario..
-Abbiamo un problema di livello 3, siete al corrente di
tutto?
Lex si tolse il casco, mostrando corti capelli verde
acido, con una treccina che scendeva su una spalla.
-Rapina a mano armata, barricati all’interno
dell’edificio, tengono ostaggi per riscatto… Sì, ne abbiamo presente…
Fox non era sorpreso dalla preparazione di Lex e
sorrise, perché era la risposta che voleva più sentire in assoluto in quella
situazione tra novellini in subbuglio ed incompetenze professionali.
-Fuori tutti con nonchalance oppure volete prigionieri?
-Angie, per favore..
Lex caricò la sua arma, uguale a quella della compagna
e fece cenno al commissario.
-Perfetto, andate!
Stavano per entrare, quando sentirono ancora la voce di
Fox.
-Ah, fate meno vittime che potete!
Lex fece segno con il pollice dietro la schiena.
Entrarono nel portone della banca, a passi lenti e
lunghi.
I tacchi degli stivali a ricciolo di Lex risuonavano
nel salone di entrata, era deserto. Angie girava la testa a destra ed a
sinistra per scrutare meglio l’ambiente, ma non c’era nessuno apparentemente.
-Jaeni, dove sono..
Lex alzò il braccio e l’altra stette zitta
immediatamente, sentirono dei grugniti dietro al bancone della reception e lo
indicò.
Si avvicinarono senza fare alcun rumore tenendo le
pistole davanti a loro, videro che c’erano gli ostaggi imbavagliati ed incoscienti.
Un “click” arrivò alle orecchie di Angie che si voltò
sparando all’uomo che voleva ucciderla. Da quella pallottola iniziò la
sparatoria. Le due ragazze si nascosero dietro al bancone con gli ostaggi. Un
fumogeno diminuì drasticamente la possibilità di mirare da lontano.
-Inizia la festa, coprimi!
Angie non se lo fece ripetere che aprì il fuoco a
casaccio, mentre Lex andava in avan scoperta.
La rossa non la vedeva più ed aveva paura di poterla
ferire, quindi sparò sul soffitto qualche colpo, ricaricò e continuò.
Lex vide delle figure nere muoversi indistinte nel fumo
e li colpì tutti dal primo all’ultimo, ma non si accorse che ne aveva uno
dietro.
Le stringeva il collo con il braccio, lei aveva un
ultimo colpo in canna.
L’uomo urlò tastandosi la gamba e lei lo finì con un
colpo con il calcio della pistola alla nuca.
Angie liberò gli ostaggi tagliando le corde e togliendo
i bavagli, erano stati tutti addormentati con un gas apposito, ma erano tutti
salvi. Sentì che c’era silenzio.
Il fumo si diradò quasi del tutto, ce n’era un ultimo,
senza armi, con solo un bastone in mano. Si mise a fare tutte le mosse per
intimidirla, mettendosi infine in posa di combattimento.
Lei alzò un sopracciglio e si sentì un forte “bang”.
Cadde a terra inesorabilmente e vide che Angie aveva la pistola in mano ancora
alzata, si stava avvicinando.
-Peccario?
-Cinque morti, un sopravvissuto.
Angie fece un’espressione quasi soddisfatta.
-Meglio di altre volte direi.
Uscirono ed il commissario sorrise loro, con una
sigaretta in bocca. I capelli castani si muovevano appena ad una brezza serale
di fine estate. Dei poliziotti erano entrati per controllare che tutto fosse a
posto, portando fuori tutti gli ostaggi ed i rapinatori più il sopravvissuto.
-Perfetto, agenti, come sempre avete fatto un ottimo
lavoro..
Porse una busta gialla a Lex, che la prese soddisfatta,
stringendo la mano a Fox.
-Grazie commissario, ci chiami se avrà bisogno di noi.
Appoggiò due dita sula fronte come saluto militare e
montò sulla moto, davanti ad Angie, che prese con occhio avido la busta di
soldi.
Prima che accendesse la moto, il commissario le si
avvicinò, appoggiando le braccia incrociate sul muso della moto.
-Senta, agente L, se è libera sabato…una cena..
Era impacciato e continuava a schiarirsi la voce per
l’imbarazzo.
-Sa, una cena di lavoro…da colleghi… nient’ altro..
Angie faceva sforzi mostruosi per trattenere le risate
e Lex le tirò una gomitata al petto e tossì, fulminandola con uno sguardo.
-Mi passi a prendere alle 8. Buona serata.
Si mise il casco e partì a tutta velocità per casa.
Il commissario si batteva il palmo della mano sulla
fronte, incredulo della sua goffaggine con le donne.
-Stupido,stupido,stupido..
-Commissario, tutto bene?
-Smitthers, un'altra domanda così e la sbatto a dirigere
il traffico!
La chiave girò nella toppa e la porta si aprì.
Angie stava ancora ridendo del commissario, non la
smetteva proprio più.
-Hai visto Fox? Era rosso come un peperone! Ahahah!
-Umpf, bambina… dovresti avere più rispetto altrui!
Lex si tolse gli stivali rimanendo scalza, tentata di
tirarglieli in faccia.
Si preparò una tisana ai frutti di bosco senza zucchero,
la sua preferita, e si appoggiò al muro, pensierosa.
-Hai seriamente intenzione di andarci?
-Se intendi all’appuntamento: Sì, ci andrò.
Dallo schienale del divano spuntò la faccia incredula
di Angie che strabuzzava gli occhi azzurri.
-Sei pazza? Non sei tu quella che parla sempre di
“rapporti professionali” con i colleghi? Non sei sempre tu quella che mi prende
per la coda quando ci provo con un altro agente?
-Sì.
La risposta secca di Lex lasciò spiazzata l’altra, che stette
zitta, soffiando via il ricciolo che ricadeva sulla sua fronte.
-Io ho fame..
Lex indicò la compagna con un dito.
-Tocca a te cucinare!
-Come? Ho cucinato ieri a pranzo!
-Infatti. Sto ancora digerendo il tuo polpettone..
-Ahah! Mi segno anche questa!
Angie fece finta di scriverselo sulla mano, Lex sorrise
e finì in silenzio la sua adorata tisana rilassante, tra gli sbuffi ed i
piagnistei di Angie, che però, stranamente, erano musica per le sue orecchie.
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