Voci, scoppi, rumori di dubbia provenienza. Jonha era appena arrivato in città che giá si era pentito di andarci. Prima avrebbe fatto, prima sarebbe ritornato. Stava per calare la sera, perchè da dove abitava lui sino alla città ci voleva un bel pó per arrivarci, a piedi, perchè non aveva un cavallo. Clint era al suo fianco, silenzioso e un pó impaurito dal baccano cittadino, ma il padrone lo rassicurava carezzandogli le orecchie.
Passando accanto a donnine curiose e bambini frignoni, lavoratori e vecchi ubriaconi, si fermó. Il negozio di armi da Boe era chiuso, non c'era più nemmeno l'insegna, solo delle desolanti assi di legno e un cartello.
-"Chiuso per fallimento."
Guardandosi in torno vide che altre case e locali erano nello stesso stato.
-Jeb, dove stai andando?
-Ehy Jim.. Qui sta chiudendo tutto, vado a Nord, dicono che si stia meglio là!
-Non andare, non anche tu! Il tuo negozio..
-Mi spiace, Jim, ho deciso! Augura a Molly e tua figlia una buona fortuna! Yhaaa, vecchia bestia, su!
Diede uno strattone al cavallo e il carro partí, carico di bottiglie, coperte, provviste.
Appoggiandosi ad una parete all'ombra, Jonha si mise a masticare del tabacco fresco massaggiandosi gli occhi, mentre il suo compagno si sedette guardandolo con aria attonita.
Sentendo della musica dal saloon, decise di andare a vedere se c'era posto per lui.
Ogni volta che entrava in un saloon, gli veniva in mente Cavallo Pazzo Ty, anche se era passato del tempo.
-Vieni bello, da bravo..
Dentro c'era una banda che suonava allegra un motivetto popolare.
Cantava una deliziosa ragazzina bionda con due trecce lunghe e gli occhi azzurri e suonava il banjo, accompagnata da percussioni improvvisate e un violino.
-Siete nuovo, straniero! Non vi ho mai visto fino ad ora..
Il locandiere stava asciugando un boccale con aria sospettosa squadrando Jonha. Era molto più giovane e carino di Owen.
Sbattè dei soldi sul bancone e se li riprese.
L'altro cambió atteggiamento, il linguaggio dei soldi lo capisce chiunque.
-Cosa prendete signore?
-Wiskey.. Il più forte che avete e dell'acqua, per il cane...
-A me non sembra un cane, più un lupo e qui non sono permessi animali, ma potrei non aver visto niente..
Jonha posó altri soldi sul bancone.
Il ragazzo gli versó un bicchierino riempiendolo di un liquido rossastro e fumante e una ciotola d'acqua che poggió a terra. Stava per mettere a posto la bottiglia che Jonha gli afferró un braccio e la prese bevendo direttamente a canna.
-Dove sono Boe, Owen.. Che succede?
-Sono andati tutti via, io l'ho preso gestione per fare un favore al vecchio Owen.. Io sono Math.
Vedendo che Jonha era all'oscuro di tutto alzó un sopracciglio.
-Dove vivi, nei boschi? I fratelli Garcia sono evasi di prigione, allora tutti scappano perchè hanno paura.
-Capisco..
-Ignorante ma non tonto, meno male!
-Modera il linguaggio ragazzino, potresti ritrovarti la lingua mozzata..
Math fece spallucce.
-I Garcia sono capaci di peggio, fidati! Fosse solo la lingua che tagliano..
Bevve un sorso e sentí tutti che applaudirono alla cantante che si avvicinó al bancone, accanto a Jonha, mettendosi a conversare amichevolmente con Math. La ragazza scorse Clint che stava ancora bevendo la sua acqua.
-Che bello!! Un lupo! Come si chiama? Vieni qui bello!!
Inaspettatamente, il lupo si avvicinó alla ragazza e si lasció pacioccare.
-Clint, traditore...Attenta, potrebbe staccarti via la mano con un solo morso..
-Ma va, è un amore!!
Clint s'era messo a pancia in sù e zampe all'aria, la lingua penzolante.
-Sapete, ho una certa esperienza con gli animali, anche selvaggi!
In effetti Clint era socevole con nessuno, strano che si facesse avvicinare da una ragazzina qualunque.
-Io sono Dakota, Dakota Krysler, piacere!
Allungò la mano verso Jonha sorridendo ingenuamente.
-Krysler, eh?
Non rispose alla stretta e bevve un altro sorso dalla bottiglia finendola.
Math lo indicò facendole capire che non era molto socievole, uno straniero solitario.
-Bhè? Non hai più la lingua? Ce l'avrai un nome.
-Jonha.
-É un buon inizio! Ho tredici anni, voi? Da dove venite? Che fate qui? Cosa..
Le lanciò uno sguardo penetrante.
-C'è una camera libera?
Math fece spallucce vedendo l'espressione delusa della ragazza.
-Ce n'é una libera, secondo piano a destra in fondo al corridoio.
Jonha era già pronto a tirare fuori i soldi che Math lo fermó.
-Qui si paga quando si va via, nuova regola!
Si alzó dalla sedia al bancone e salí le scale chiamando a sè il lupo, seguiti da Dakota.
Giunsero in camera e Jonha si stiracchió.
-Se hai bisogno, tra poco si fa cena..
"Slam".
Le chiuse la porta in faccia, a chiave, senza aggiungere niente.
-Pf, stranieri, siete tutti uguali!
Porse l'orecchio per sapere se avesse sentito, ma rimase di nuovo delusa dal silente ospite.
Jonha si tolse il cappotto lungo e lo buttó sul letto insieme al cappello. Clint era tranquillo e stava davanti alla porta con la schiena ritta.
Jonha guardó fuori, tutto buio e calmo, almeno di notte si poteva stare tranquilli. Le lanterne dentro le case erano le poche cose che si potevano vedere stagliate sul cielo stellato con la luna piena.
Specchiandosi nella finestra osservó la cicatrice sulla guancia, a X.
-I fratelli Garcia..
Si slacció il fazzoletto che aveva al collo e si sfiló la maglia, poi i pantaloni. Preparó una tinozza d'acqua per farsi un bagno. Acqua fredda, ovviamente.
-Tempra il carattere, ragazzo mio!
Clint uggioló confuso e inclinó il muso.
Quando il tutto fu pronto, si immerse nella tinozza lentamente, le gambe e le braccia fuori, penzolanti come due bandiere, della Tequila ib mano.
-I fratelli Garcia..
Fissó lo sguardo sul soffitto di legno logoro e mezzo cadente perdendosi nei ricordi.
Spari, urla, panico.
-Vamos, vamos! Mani in alto!
La banca di Hevada City era stata assaltata dai famigerati fratelli Garcia. Una miniera d'oro non avrebbe potuto ripagare la taglia sulle loro teste. Juan, Pedro e Alvarez, questi erani i loro nomi.
Erano tutti a terra, le mani sulla testa, il banchiere dall'altra parte della grata tremava, mettendo i soldi in un sacco di iuta.
Johna era appena entrato, che Alvarez, quello che parlava solo messicano, gli stava urlando qualcosa.
Lentamente si inginicchió sotto gli schiamazzi del messicano, poi fischiettó.
Clint entró nella banca ed assaltó Alvarez mettendolo fuori combattimento.
Jonha tiró fuori il suo Winchester e miró alle mani degli altri due disarmandoli.
Li lasció sotto il dominio di Clint che tirava fuori i denti ogni volta che Pedro e Juan si muovevano di poco.
Jonha si avvicinó al banchiere e gli porse un sacchettino.
-Lo metta sul mio conto.
L'altro era ancora sotto choc, ma capì ció che gli aveva detto.
-C-co.. Come s-si..
-Everett, Jonha Everett.
Era sopraggiunto lo sceriffo Krysler, che aveva legato le mani a tutta la banda, Alvarez compreso anche se era incosciente.
-Ce la pagherai, el gringo!
Jonha chiamó a sè il suo compagno schioccando la lingua e se ne andó senza aggiungere una sola parola.
-Ma chi è quello?
Il banchiere strinse il sacchetto che aveva tra le mani.
-Jonha Everett, sceriffo Krysler, il nostro salvatore..
Da quell'avvenimento non era più stato a Hevada City, se no avrebbe incontrato di nuovo tutte quelle persone, lungi dal dimenticare la sua faccia, forse. Non voleva il plauso del successo, che fosse trattato come un eroe, perchè non gli piaceva la gente. Voleva stare da solo, nessun amico, tranne Clint, unico compagno degno di lui.
Sentì la toppa della porta che cigoló e la porta si aprí, Jonha volse lo sguardo e vide chi stava pet entrare.
-Ecco la cena, ho pensato che.. O diamine!
Si sentirono solo piatti rotti e posate tintinnanti.
Dakota si era coperta il viso con le mani, che era rosso come un peperone.
-S-scusa, non ho visto niente! T-torno più tardi a pulire tutto! Ho-ho il passpartout..
Jonha era indifferente, in fondo era vero che lei non aveva visto niente.
-S-spero ti trovi bene qua, 'notte!
Sbattè la porta e la richiuse a chiave, scendendo le scale e dandosi più e più volte della stupida.
S'era fatto tardi, perchè Jonha guardo l'orologio e segnava quasi le undici, era stato lí dentro quasi due ore.
Uscí fuori e si mise un asciugamano in vita, mettendosi a ripulire il tutto che aveva fatto cadere la ragazza.
Diede i rimasugli di cibo a Clint che se li gustó a pieno, leccando anche il pavimento.
-Non ti consumare la lingua... Dev'essere veramente pessimo il cibo qui, se ti piace.
Mentre che era svestito, lavó i vestiti nella tinozza e li stese fuori dalla finestra.
Si stese sul letto, supino con le braccia dietro alla nuca e Clint accanto a sè, manco fosse stata un' amante. O almeno i lupi sono più sono fedeli delle donne, di gran lunga. Spense la lampada ad olio e si godette il buio tranquillo della camera, finchè chiuse gli occhi.