venerdì 15 febbraio 2013

Jonha Everett


Il vento gli frustava il viso, gelido, senza pietá. La neve quasi non si scioglieva più, anche l'espressione era la stessa talmente faceva freddo. Un uomo solitario, senza passato e senza futuro. Basti sapere il suo nome, Jonha, tutto qui. Il logoro cappello era fradicio, non assorbiva più acqua. Il giaccone lungo ondeggiava nell'aria e sfiorava la neve a terra, alta.
Un uomo senza amici, solo. In tutti quegli anni da ramingo non aveva instaurato alcun legame, se non di odio. Non ci riusciva, era nel suo carattere, inoccultabile come fosse stato stampato col fuoco. Oppure non ne aveva voglia, meglio soli che mal accompagnati.
L'unica presenza piacevole era Clint, occhi azzurri, socievole solo con Jonha, un ottimo cacciatore con l'udito fino, agile e slanciato. L' unica cosa strana era che Clint era un lupo. Anche lui avanzava nella bufera non senza fatica, 
Stavano addirittura avanzando in salita, finchè non videro il loro rifugio, in lontananza.
Con un ultimo sforzo lo raggiunsero, stremati.
Non la si poteva neanche chiamare casa, era piccolissimo, quattro metri per quattro, più o meno. Lunga giusto per stendersi e dormire, grande abbastanza per un piccolo caminetto a legna e qualche mensola, un calderone sopra il focolare.
-Tesoro, siamo a casa.
Clint si scosse e si sedette davanti al fuoco osservando il padrone mentre si toglieva i vestiti zuppi ed il cappello. 
Aveva i capelli neri e mossi, vaporosi. Gli occhi due pozze d'inchiostro, non si distingueva la pupilla dall'iride. Aveva una barbetta incolta e ruvida che incorniciava un volto spigoloso e segnato dal tempo. Una cicatrice chiara a p X spiccava sulla guancia destra. Al collo portava una catenina di argento, ossidato da quanto stava a contatto con la pelle, con attaccato un proiettile, il primo, di una lunga serie, che uccise un uomo.
Se lo ricordava benissimo, come fosse ieri. Era in un saloon di Kansas City, era lí per trovare un posto per la notte. Un uomo, ubriaco gli stava dando fastidio, finchè non scoppió la solita rissa da saloon, tutti che picchiavano tutti, anche senza motivi. Oppure era una strana dimostrazione di un contorto affetto. Lui si stava gustando la sua Tequila in santa pace, quando sentí uno sparo.
Tutti si fermarono all'istante e smisero di fare qualunque cosa. Entró un uomo, la solita faccia da criminale, il capo della banda alle sue spalle, camminava barcollando a spalle curve.
-Che succede nel MIO saloon?
Un vecchio, con un occhio nero ed il naso rosso, indicò Jonha con il suo dito raggrinzito.
-Chi sei tu, straniero?
Non rispose, non voleva rogne.
-Hai sentito? Cavallo pazzo Ty ti ha fatto una domanda!
Tacque ancora e prese un altro sorso di tequila.
Uno della banda si avvicinó al bancone e tiró un pugno al davanzale.
Jonha si fermó non degnandolo di uno sguardo, continuando a bere.
-Non voglio casini, andate via.
Ty rimase a bocca aperta ed aprí le braccia, fece qualche passo incontro a Jonha, che gli dava ancora le spalle.
-Avete sentito, ragazzi? Non vuole casini, codardo!
Rimase immobile, posando il bicchierino vuoto. Accese un sigaro.
-Cosa c'è codardo? Non ti piace essere chiamato cosí..?
Puntó la pistola alla sua nuca.
-Bang-bang, codardo! Oggi sono misericordioso, ti do 3 secondi per lasciare questo posto e se ti rivedo, peggio per te..1..2..
Prevení il colpo e sparò all'uomo tra gli occhi senza pensarci due volte. Lasció un paio di monete al locandiere nascosto dietro al bancone. Tutti immobili e zitti, finchè non uscí sputando a terra del tabacco. Strano per un uomo uccidere cosí a sangue freddo una persona, ma Jonha cacciava animali e quello aveva tutte le caratteristiche per esserlo. 
-"Cavallo pazzo Ty". Pff, patetico. 
Mise dell'acqua, fagioli e qualche spezia a lasciar cucinare nel piccolo paiolo.
-Ieri fagioli, oggi fagioli, domani..?
Wof-Wof!
-Bravo Clint, domani fagioli!
Aprí una bottiglia di wiskey e la finí tutta a canna, il lupo ai suoi piedi, assonnato.
Guardó le pareti, il fuoco che scoppiettava allegro e Clint che russava. Jonha pensó che prima o poi la casa sarebbe crollata dal rumore che faceva quando dormiva.
Prese il suo fucile da caccia e lo lustró per bene fermandosi un pó a pensare.
-Domani città, le pallottole stanno finendo.. 
Guardó fuori e vide tutto buio pesto con qualche fiocco che si intravedeva.
Era sicuramente tardi ed il giorno dopo sarebbe dovuto partire presto alla volta della civiltá.
Prese delle coperte e si mise davanti al camino, dopo averlo caricato per bene di legna.
Muse le mani dietro la nuca e rimase a contemplare il soffitto per un bel pó, pensieroso. Odiava la città, troppa gente, troppo rumore. A lui piaceva la vita da cacciatore solitario, la gente cittadina era troppo frettolosa e curiosa verso gli stranieri, come lui. Si toccó il ciondolo e sorrise.
Era da un pó che non andava a Cheewa City per rifornimenti di munizioni, esche ed ogni volta che ansava era disorientato.
Dopo un pezzo chiuse gli occhi e si giró di fianco, il respiro si fece pesante e si addormentó con Clint accanto a lui.